La piattaforma decide di rallentare l’attività di Crowdfunding, tutelando finanziatori e aziende. Nel mentre si concentra su altre attività da settembre 2022
Milano, 1° luglio 2022 – Il settore del Crowdfunding in Italia sta vivendo un momento estremamente complicato, non però dovuto a carenze di progetti o liquidità. Anzi, il mercato godedi ottima salute e di grande fiducia da parte di investitori e aziende: le oltre 100 piattaforme italiane insieme hanno mosso oltre 370 milioni di euro nel 2021 e, contando tutte le piattaforme fintech, nel 2021 i finanziamenti a PMI e startup italiane hanno raggiunto i 3,5 miliardi di euro, contro i 2,3 miliardi di euro del 2020. Un settore quindi tutt’altro che in crisi, ma che rischia di fermarsi per colpa delle autorità competenti. Andiamo con ordine.
L’Italia è stato il primo paese in Europa a creare con la Consob un complesso di norme sul Crowdfunding. Questo è stato la base del regolamento europeo entrato in vigore il 10 novembre2021, che obbliga ogni Paese a nominare una Autorità competente entro un anno, quindi con scadenza il 10 novembre 2022, la quale si occuperà della vigilanza sugli operatori del settore. Il problema è che in Italia non è ancora stata designata questa Autorità e, verosimilmente, non verrà creata neanche nei prossimi mesi. Ne consegue che dal 10 novembre 2022 non si potrà più fare attività di Crowdfunding in Italia se non autorizzati da questa autorità, che però al momento non esiste. Una situazione a dir poco paradossale, per un paese come l’Italia estremamente all’avanguardia e un settore, quello del Crowdfunding, assolutamente in ascesa negli ultimi anni.
Il nodo da sciogliere è quindi l’identificazione di questa Autorità che, se non verrà nominata a breve, porterà tutto il settore in stallo. Ciò creerà problemi a tutti i player coinvolti, partendo naturalmente dalle piattaforme di Crowdfunding, che non potranno più operare in Italia ma saranno costrette a spostarsi all’estero per continuare a lavorare, e porteranno il loro know-how fuori confine, oltre a risorse e investimenti. Chi ci perderà saranno anche le startup e le PMI, che grazie al Crowdfunding hanno avuto finanziamenti fondamentali per il loro business in un periodo non facile per l’economia mondiale. Ma soprattutto ci rimetteranno gli investitori, che al momento nelle piattaforme di Crowdfunding hanno depositato centinaia di milioni di euro. Chi garantirà la restituzione di questi soldi se le piattaforme dovranno essere spente?
Investimento Digitale, startup innovativa con sede a Modena operante sul sitowww.investimentodigitale.it, che nasce per connettere direttamente imprenditori e investitori attraverso uno strumento digitale indipendente, non vuole correre i rischi derivanti da questa situazione di stallo. Al contrario si pone l’obbiettivo primario di tutelare i suoi finanziatori e le aziende che hanno riposto fiducia nei loro confronti. Consci della situazione difficile del settore ribadisce agli investitori la possibilità di esercitare la clausola di recesso e di prelevare dai wallet la liquidità versata sulla piattaforma senza commissioni, e, nel contempo, è consapevole che le operazioni attuali in piattaforma, difficilmente saranno finanziate.
Investimento Digitale però non si ferma. Entro fine agosto terminerà un processo iniziato afebbraio che vedrà l’acquisizione di uno dei più importanti backoffice bancari italiani in possessodi licenza OAM, il cui core business è il cross-selling e il backoffice di prodotti di credito eassicurativi. Attraverso questa acquisizione Investimento Digitale avrà la possibilità di concludereaccordi con istituti bancari per poter strutturare prodotti di credito in esclusiva. La piattaformadecide quindi di rimanere in Italia, concentrando la sua attenzione sulle attività di origination e risk assesment, in attesa di nuovi sviluppi sul fronte del Crowdfunding.
Roberto Ghilardini, Founder e COO di Investimento Digitale, ha dichiarato: “Abbiamo deciso di fondare la nostra startup in Italia, qui resteremo e da qui abbiamo l’intenzione di espanderci nei paesi della Comunità Europea. Il nostro scopo è creare un ambiente digitale per permettere alle PMI italiane di ottenere credito in modo più semplice ed in meno tempo rispetto agli strumenti tradizionali. Il Crowdfunding per Investimento Digitale è un ottimo strumento di distribuzione di prodotti di credito che avvantaggia le PMI e i finanziatori. Ciò detto, non è l’unico nostro asset e la nostra prerogativa è sempre stata quella di creare un processo integrato a tre step: origination, risk assesment e distribuzione. Entro fine agosto termineremo un’importante acquisizione, iniziata a febbraio, in tempi non sospetti, che ci ha dato la possibilità di entrare a contatto con diversi istituti di credito. Nelle ultime settimane abbiamo iniziato ad integrare nel nostro processo di risk assessment, oltre agli algoritmi che calcolano lo scoring e la default probability attraverso i dati pubblici, anche un sistema di assegnazione del merito creditizio basato su tecnologia PSD2. In questo momento quindi abbiamo deciso di cambiare l’ultima parte del nostro processo, il sistema di distribuzione, passando dal Crowdfunding ad un nuovo modello basato su prodotti esclusivi messi a disposizione da istituti di credito. Sul settore del Crowdfunding si sta avvicinando una nuvola grigia in cui piattaforme e finanziatori sono abbandonati a sé stessi. Ne prenderemo le distanze, ma rimaniamo coerenti al nostro impegno per la trasparenza dando la possibilità ai nostri utenti di prelevare tutte le somme depositate sui wallet e addirittura di recedere dalle campagne in corso di raccolta senza commissioni. È un danno economico? Certamente, ma a mio avviso questo è l’unico modo per evitare un danno reputazionale in futuro. Oggi ogni utente di ogni piattaforma dovrebbe avere il diritto di sapere che esiste la possibilità concreta che da novembre in poi le restituzioni delle somme finanziate potrebbero avere problemi”.
La lentezza del sistema legislativo italiano sta mettendo a rischio il mondo del Crowdfunding. Investimento Digitale decide quindi di guardare oltre, puntando su nuovo modello basato su prodotti esclusivi messi a disposizione da istituti di credito, ponendosi come punto di riferimento nel settore dal Q4 del 2022.