In Italia c’è una grande spaccatura per quello che riguarda il mercato del credito alle aziende. Da un lato abbiamo le grandi aziende, strutturate e solide, che oltre ad avere accesso al credito bancario possono emettere tutta una serie di strumenti alternativi (obbligazioni, minibond ecce cc). Dall’altro abbiamo le piccole imprese che hanno scarsa accessibilità al credito bancario e non possono emettere strumenti di debito alternativo.
E’ chiaro che questo andamento del credito, che continua da tempo, ha impatti negativi sulla realizzazione di piani di sviluppo di molte imprese, soprattutto le più piccole, e, di conseguenza, sulla crescita economica.
Perché le banche non finanziano le piccole imprese?
C’è da fare anzitutto una premessa. Non possiamo dire che le banche non finanziano le piccole imprese, piuttosto va puntualizzato che le piccole imprese non riescono a godere di un supporto duraturo dagli istituti di credito, un supporto che gli permetta di scalare il proprio business e quindi crescere.
Seppure per la maggioranza delle banche italiane far credito alle Pmi rimane un’attività rilevante, la realtà è che le piccole imprese sono relegate al loro ruolo avendo scarse possibilità di crescere grazie al mercato del credito bancario.
Come si legge in una nota del Sole 24 Ore dell’8 gennaio 2020 – «una delle ragioni principali è probabilmente l’incessante, enorme produzione normativa europea volta a ridurre pesantemente il rischio di credito all’attivo delle banche. In altri termini l’indirizzo dei regolatori è: non far credito alle imprese deboli e considerare i non performing loan (Npl) come il diavolo; questo sta impattando in misura maggiore sull’economia italiana rispetto alle altre – in genere più ordinate – economie europee, per la presenza di un numero straordinariamente elevato di micro e piccole imprese, che hanno grande inventiva, ma in genere sono abbastanza destrutturate e dopo un decennio di crisi sono ancora in prevalenza deboli.»
Il mercato del credito sta cambiando?
L’autorevole Prometeia osserva nel suo ultimo Rapporto di Previsione come «sia difficile valutare le ragioni della persistente debolezza dei flussi di prestiti alle imprese, anche più marcata di quanto ci si possa attendere dalle previsioni sull’andamento dell’attività economica e che forse segnala un cambiamento strutturale del mercato del credito»
Possiamo affermare che il mercato del credito alle aziende italiane sta cambiando senza dubbio alcuno. Una semplice dimostrazione la possiamo avere dai dati del settore crowd-investing dove, nell’ultimo osservatorio del Politecnico di Milano, possiamo leggere che il crowd-funding, rispetto ad una raccolta storica di 1.086 milioni di euro, solo negli ultimi 12 mesi ha raccolto 503 milioni di euro con una crescita del 399% rispetto al periodo precedente.
E’ evidente come le piccole imprese aderiscano alle offerte provenienti da giovani aziende fintech che offrono la possibilità di erogare prestiti in modo alternativo rispetto ai canali bancari tradizionali.
Perché il mercato del crowdfunding cresce così velocemente?
La risposta è molto semplice: una piccola impresa per crescere ha bisogno di poter finanziare lo sviluppo e ne ha bisogno in tempi rapidi con una procedura snella.
Attraverso il crowdfunding un imprenditore può trovare un vero alleato per la crescita della sua impresa. Ciò che fa la differenza non è tanto quanto l’ottenere un singolo finanziamento, quanto il riuscire a strutturare un piano finanziario scalabile e duraturo nel tempo.
Oggi una piccola impresa può pianificare una strategia di finanziamento alla crescita attraverso lo strumento del crowdfunding, senza essere soggetta a parametri fissi che impongano dei plafond prestabiliti. Quello che conta è la bontà del progetto di sviluppo oggetto del finanziamento, la capacità di ripagare i debiti contratti nel tempo e quanto possa essere attrattiva “la storia” dell’azienda nei confronti del pubblico dei prestatori.
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